Trovato un componente di astronave in un pezzo di carbone

Questa notizia farà strabuzzare gli occhi a molti lettori! Un ignaro cittadino di Vladivostok ha trovato uno strano oggetto metallico in un pezzo di carbone che stava per usare per riscaldare la sua abitazione. L’occhio del signor Dimitry è stato però in grado di cogliere un piccolo riflesso metallico e ha avvisato chi di dovere che ha sua volta ha ripulito l’oggetto riportando alla luce un oggetto veramente misterioso.

OOPArt, gli oggetti fuori dal tempo e dallo spazio

Gli oggetti fuori dal tempo, spesso chiamati OOPArt (Out Of Place ARTifacts – manufatti fuori posto), sono oggetto di studio da molto tempo. Si tratta di oggetti che è impossibile da collocare in un determinato luogo perché non dovevano essere lì a quel tempo.

Pezzo di UFO nel carboneIn realtà possono essere separati in due categorie ben distinte. Da una parte abbiamo degli oggetti che si trovano in luoghi a cui non appartengono, abbiamo in particolare alcuni artefatti artificiali inglobati in rocce antiche o sotto strati di sedimenti vecchi di milioni di anni. Dall’altra ci sono delle rappresentazioni artistiche di oggetti o esseri che a quel tempo semplicemente non esistevano o che hanno dei connotati decisamente alieni.

Non approfondiamo per ora l’argomento, anche se si tratta di questioni di elevata importanza, ma ci basta sapere che quello di cui stiamo per parlare non è poi tanto strano.

Un pezzo di alluminio lavorato in un blocco di carbone di 300 milioni di anni fa

Arriviamo quindi allo strano ritrovamento del signor Dimitri di Vladivostok che, come fa da una vita, è andato ad acquistare un carico di carbone da utilizzare per il riscaldamento invernale della sua abitazione. Portato il carico a casa un pezzo di carbone è caduto a terra spezzandosi e rivelando un oggetto metallico al suo interno. Dimitri ha capito subito che si trattava di una scoperta ben strana e ha pensato di informare Valery Brier, biologo della regione di Primorye.

Valery, assieme al suo staff, ha accettato di analizzare lo strano reperto estraendone l’oggetto metallico. Analizzando il carbone si è stabilito, come era prevedibile, che si trattava di carbone formatosi circa 300 milioni di anni fa. Molto più interessante è invece ovviamente l’oggetto metallico.

OOPArt nel carbone

Si tratta di un oggetto lungo circa un centimetro e si presenta esteriormente come una barretta su cui sono presenti 2 dentelli a distanza uguale da un ulteriore dentello centrale. A prima vista potrebbe sembrare un componente di una rotaia dentata o un qualche tipo di meccanismo a incastro, come se ne trovano oggi nei microscopi o in altri oggetti elettronici.

Ad uno sguardo più approfondito l’oggetto appare leggermente deformato, forse a causa di un evento distruttivo che lo ha strappato dal resto del macchinario a cui apparteneva. La dentellatura è però un po’ strana dato che lo spazio tra i dentelli è molto maggiore rispetto a quella dei dentelli stessi, ma con un componente così piccolo è difficile fare delle deduzioni del resto.

Resta però l’analisi scientifica del materiale. Utilizzando la rifrazione a raggi X Valery Brier ha stabilito che si tratta di un lega estremamente pura composta da alluminio con un 2% di magnesio. È una lega un po’ strana perché l’alluminio difficilmente lo si usa puro a causa della sua duttilità e può essere usato efficacemente in una lega al 10% di magnesio con tracce di titanio, zirconio e berillio per dargli migliori caratteristiche meccaniche. Lo scopo dell’oggetto rimane quindi un mistero. Ancora più misterioso è il fatto che la struttura cristallina dell’alluminio contenga anche del carbonio, cosa ottenibile solo con temperature e pressioni elevati, indice di una tecnologia avanzata di produzione del metallo.

Rimane da dire che il carbone arriva dalla miniera di Khakassia dove il pezzo di alluminio era intrappolato nel carbone da 300 milioni di anni, con un sottile film di ossido che lo ha protetto dalla corrosione. La datazione del carbonio ha permesso la datazione dell’oggetto metallico.

Ipotesi dell’origine del reperto

Fin qui i fatti. Il mistero più grande rimane quindi l’origine del manufatto. Qualcuno ipotizza che sia di origine extraterrestre, ma naturale. È noto infatti che l’alluminio può trasformarsi in magnesio se sottoposto a bombardamento di particelle. Non si tratta di magia, ma di chimica. L’alluminio-26 è un isotopo radioattivo che può decadere in magnesio dopo molto tempo e che si forma a partire dall’alluminio-27 bombardato da raggi cosmici. Ciò spiegherebbe l’insolita composizione chimica, ma non la forma palesemente innaturale.

Rimane quindi solo la possibilità di un’origine extraterrestre artificiale. Proveniente da un’installazione di alieni o da pezzo di un astronave, potrebbe essersi staccato ed essere caduto per terra dove poi è rimasto intrappolato nel materiale biologico che poi si è trasformato in carbone fossile nei successivi milioni di anni. Potrebbe quindi essere la dimostrazione della presenza di individui, appartenenti ad una civiltà aliena, hanno visitato il nostro pianeta quando era abitato solo da forme di vita primitive e invertebrate.

L’ultima ipotesi è quella, riportata da alcune fonti, che si possa trattare del prodotto di una civiltà precedente alla nostra. Le nostre conoscenze scientifiche ci impediscono però di pensare ad una simile teoria per via del fatto che, come detto nel paragrafo sopra, 300 milioni di anni fa  c’erano solo f0rme di vita molto semplici, incapaci di manipolare gli oggetti per ottenere un metallo di quelle caratteristiche.

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