La storia della specie umana è ancora tutt’altro che chiara. Siamo ancora alla ricerca dell’anello di congiunzione tra i nostri antenati scimmieschi e i gli ominidi da cui discendiamo. Ogni nuovo ritrovamento apre nuovi squarci nella storia millenaria della nostra specie e in questi giorni un team di archeologi australiani ha pubblicato uno studio in cui si analizzano dei dei resti fossili ritrovati in terra cinese di una specie completamente nuova di cui non avevamo fino ad ora nessuna traccia. Una specie strana su cui si stanno facendo interessanti congetture.
Un team di archeologi australiani dell’università australiana del Nuovo Galles del Sud ha pubblicato qualche giorno fa su Plos One (noto sito di condivisione di studi scientifici) i risultati di una ricerca compiuta su dei resti fossili ritrovati in Cina nella regione dello Guangxi già diversi anni fa. Secondo le prime analisi si tratterebbe di resti risalenti tra i 11.500 e i 14.500 anni fa, quindi relativamente recenti, ma l’aspetto interessante è la particolare conformazione anatomica dei frammenti dei teschi ritrovati.
La loro ricostruzione ha permesso di stabilire che questa popolazione era uno strano mix tra le caratteriste morfologiche degli essere umani moderni e quelli arcaici. In particolare il mento presenta una forma sfuggente e il naso ha una base larga, come nel caso degli ominidi più antichi. Allo stesso tempo però le orbite sono arrotondate, un tratto moderno.
Ancora più interessante è l’esito dell’analisi fatta con l’uso della tomografia computerizzata applicata alla scatola cranica che ha permesso di capire che il cervello di questi ominidi aveva un lobo frontale sviluppato in maniera simile all’uomo moderno, ma dei lobi parietali dai tratti più antichi. Ricordiamo che mentre il lobo frontale è dedicato al pensiero astratto, il lobo parietale è la sede, tra le altre cose, del linguaggio.
Gli individui appartenente a questa strana specie sono stati raggruppati sono il nome di “Popolazione del Cervo Rosso” per via del fatto che in una delle grotte sono stati ritrovati anche dei resti di carne di cervo rosso cotta. Come detto i ritrovamenti sono stati fatti nella regione di Guangxi, in una grotta a Maludong, vicino alla citta’ di Mengzi. I ritrovamenti risalgono in realtà al 1989, ma solo quattro anni fa si è potuta realizzare un’analisi accurata del materiale, giungendo alle conclusioni di cui abbiamo parlato poco prima.
Non è la prima volta che sentiamo parlare della regione di Guangxi. Due anni fa era salita alla ribalta per via del ritrovamento di un petroglifo che raffigura un essere alquanto misterioso che molti hanno voluto interpretare come raffigurante un viaggiatore spaziale. L’ipotesi della manipolazione del DNA umano per mano aliena ha sicuramente pochi appigli al momento, ma per gli scienziati la popolazione del Cervo Rosso rappresenta sicuramente un enigma.
Datarli a circa a 12.000 anni fa vuol dire metterli in un contesto in cui l’homo sapiens si era già diffuso in tutta l’Eurasia e stava cominciando a creare le prime comunità stanziali agricole nella regione del ritrovamento. Questa popolazione deve essere necessariamente precedente a questa ondata di colonizzazione e quindi derivata da una linea evolutiva separata che si è diffusa autonomamente fino ad arrivare in Cina. È strano che non non ci siano stati altri ritrovamenti e che sembrano sbucati dal nulla, eppure una specie separata non può essere vissuta a lungo con un numero così esiguo di individui e senza lasciare tracce.
Siamo sicuri che gli archeologi sapranno fornirci delle risposte nei prossimi mesi e anni e noi saremo qui per capire meglio l’origine della nostra specie.
Sono molto scettico e non amo pensare ci sia uno zampino alieno nella nostra evoluzione.
non e la prima volta in qui la storia della nostra evoluzzione e stata smentita o rielaborata ma alla fine molte cose ancora misteriose ci sono forse. la storia che conosciamo noi e forse totalmente diversa dalle verità non bisogna mai dubitare anche se la cosa e assurda